Limite alla vita dell’uomo: 125 anni?

Qual è il limite alla vita umana?

Uno degli obiettivi dell’uomo, fin dall’antichità è quella di comprendere di quanto possa estendersi la durata della propria vita, in modo da raggiungere una vecchiaia serena e poter vivere quante più esperienze possibili nell’arco della propria esistenza. Stimare la longevità dell’uomo non è tuttavia un’operazione semplice, in quanto correlata ad una moltitudine di fattori, quali genetici, alimentari, sociali e così via, che hanno permesso una grande variazione del valore nel corso del tempo. Si pensi ad esempio che l’aspettativa di vita è rimasta costante, sui 20-40 anni di vita, dall’antichità fino al secolo scorso e nell’arco di neanche 70 anni si è passati da 48 anni ad oltre 73 come media globale, mentre nella sola Italia un bambino oggi possiede un’aspettativa di 82,9 anni.

Questo ovviamente non ha scoraggiato i ricercatori ad effettuare delle stime, che seppur non accurate potessero almeno dare un’idea di massima

Uno studio sulla longevità umana: 115 anni

Il 5 ottobre del 2016 è stato pubblicato uno studio su Nature, in cui si afferma essenzialmente l’impossibilità di estendere ulteriormente la durata della propria vita oltre un certo valore. Si tratta di un’analisi statistica condotta dai ricercatori del dipartimento di Genetica dell’ Albert Einstein College of Medicine di New York, coordinata dal genetista molecolare Jan Vijg sulla base dell’International Database on Longevity che dello Human Mortality Database pubblicata con Xiao Dong, Brandon Milholland, che raccoglie i dati anagrafici e di durata della vita di 40 Paesi, i cui risultati indicano che

  • La speranza di vita diminuisce dopo i 100 anni: si tratta di fatto di un picco, in quanto oltre tale soglia la sopravvivenza della persona cala a prescindere dall’anno di nascita
  • Lo sviluppo dell’aspettativa di vita dell’uomo nel secolo scorso, sebbene imponente, sembra essersi arrestata negli anni 90, col massimo raggiunto proprio nel 1995: la persona più vecchia del mondo mai registrata, la francese Jeanne Calment (morta nel 1997 a 122 anni) sarà quindi difficilmente raggiungibile quanto a longevità per un lungo periodo di tempo
  • Indica che la probabilità di superare i 126 anni sia di 1 su 10000

Le conclusioni del team pertanto portano a 115 anni la media della durata massima della vita: persone come la Calment (122) sono pertanto da ritenersi delle anomalie statistiche, degli outlier; e considerano 125 anni la durata massima della vita.

A cosa corrispondono per noi quindi questi numeri? I limiti dichiarati non sono dovuti a fattori genetici, bensì a tutta una serie di fattori, che provocano grandi disparità a livello globale: nei paesi del cosiddetto “Terzo Mondo” si superano a malapena i 60 anni, mentre esistono altre zone dove gli ultracenterani sono la norma, ovverosia le Zone Blu

Cosa sono le zone blu, le comunità con la più alta longevità al mondo

Con questo studio si confuta quindi la possibilità di aumentare l’aspettativa di vita indefinitivamente?

I nuovi studi: 125?

Uno studio canadese successivo invece ribalta le precedenti conclusioni: se si riteneva che la stasi della curva della longevità umana fosse attribuibile a problematiche risolte come la diminuzione della mortalità infantile, ora si suppone che le prove trovate sui limiti massimi non siamo valide e che quindi non esistano dei veri e propri limiti, statistici o biologici che siano.

Lo studio condotto alla McGill University da parte di Bryan G. Hughes e Siegfried Hekimi, analizzando la durata dei più anziani di 4 Paesi – Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Francia – dal 1968, non ha riscontrato alcuna traccia del limite tracciato dal precedente studio

Ma anche altri ricercatori contestano la prima ricerca, con 5 articoli pubblicati (Nature): in generale si critica il fatto che le statistiche su cui si basano le considerazioni finali siamo incomplete o mal-interpretate, consigliando due possibilità

  • La prima ritiene che il dataset su cui si possa lavorare sia incompleto: i centenari e i supercentenari viventi sono comunque pochi per poter fare delle analisi statistiche accurate: il periodo di tempo incriminato (1995-2006) è quindi troppo breve rispetto a quello precedente (1968-2004) in cui l’aspettativa cresceva
  • Vista l’età raggiunta dagli ex-decani dell’umanità, un ipotetico limite dovrebbe avvicinarsi più a 125 che a 115

Lo studio italiano: indeterminabile oltre 105

Un contributo alla risoluzione di questa divergenza di opinione (tra chi sostiene l’esistenza del limite e chi no), arriva proprio dal Bel Paese. Pubblicata sulla rivista Scienze, lo studio coordinato da Elena Barbi, condotto dall’Università La Sapienza di Roma, dimostra che un ipotetico limite della longevità umana è ancora da raggiungere, se effettivamente esiste.

Il vero obiettivo di questo studio però è l’analisi delle curve di mortalità, ovvero capire come vari il rischio di morte per cause naturali, nel corso della vita: gli esperti a questo punto si dividono proprio tra chi ritiene che le probabilità di decesso crescano (esponenzialmente) e chi ritiene che dopo una certa età le probabilità invece diminuiscano e si attestino ad un certo livello (raggiungere un plateau). Questa seconda ipotesi è avvalorata dall’effettiva esistenza di un plateau in alcune specie animali (come insetti e vermi), motivo per cui ci si aspetta di trovarlo anche presso gli esseri umani.

Il problema era dovuto al fatto che fino a questo momento il plateau non era mai stato trovato, e per riuscire ad affrontare il problema, si è fatto corso alle informazioni dell’Istat su tutti gli ultracentenari italiani, capaci di superare i 105 anni di età, tra il 2009 e il 2015: 4 mila persone.

Cosa indicano i risultati?

  • Dagli 80 anni la mortalità aumenta più lentamente
  • Oltre i 105 anni non si può dire quale sia il limite: effettivamente un plateau è stato trovato a 105 anni; la loro probabilità di morire rimane fissa al 50%, percentuale spiegabile con un modello demografico che tiene conto degli effetti della selezione: i supercentenari sono quindi una popolazione selezionata, i più adatti per vivere ancora più a lungo
  • La mortalità sembra leggermente diminuire nei soggetti nati più recentemente, indice del fatto che o il plateau si stia abbassando – il decesso è meno probabile per le nuove generazioni – oppure che si stia temporalmente spostando più in avanti, forse grazie all’aumento dell’aspettativa di vita

Chi ha ragione?

Uno dei contestatori del primo articolo apparso su Nature, l’autore Rozing, nel suo afferma sulla scia di quanto detto, che per avere dei dati verosimili bisognerà aspettare almeno una cinquantina d’anni: presso il The scientist ha sostenuto che il modo più semplice per capire quale sia l’ipotesi corretta sulla massima durata della vita umana.

Basta solo aspettare e vedere chi ha ragione“.

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