Henri Louis Bergson: spiegazione

Henri Louis Bergson

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1927: Bergson è il primo filosofo ad essere insignito del Nobel per la letteratura

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Importante filosofo della 1a g.m.

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Si pronuncia in modo palese sulla grande guerra a differenza di altri filosofi, schierandosi da cittadino francese (nato a Parigi) a favore dell’atteggiamento francese verso la guerra, distinguendo nettamente tra atteggiamento francese e tedesco, contrapponendo

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la Francia, nazione che

>costruisce la guerra in senso/spirito nazionalistico

>rivendica dei diritti (anche se verrà sconfitta)

>assume una vocazione spiritualista

la Germania, che ha posizioni più rigide,

come quelle del materialismo, della invasione, della tecnica

  agisce a suo dire per motivazioni materialistiche

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Questo discorso di contrapposizione dei due paesi richiama 2 elementi della filosofia bergsoniana, ossia il contrasto tra

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• Materialismo,

proprio dei positivisti,

espresso dalla Germania, essendo legata

> alla potenza delle sue armi su cui si basa

     > scaturite dalla rivoluzione industriale

> (e quindi) a tutto ciò che è materiale

• Spiritualismo,

la posizione della sua filosofia

diventa la chiave per codificare l’apporto francese alla guerra

Di conseguenza è polemico quindi con la filosofia dei positivisti: nonostante non la attacchi direttamente, ne critica il discorso (che fa) sulla scienza: a suo dire essi hanno optato per una scienza che

>Faccia prevalere il discorso materialista

>Rigetta la precedente metafisica, divenendo però a sua volta metafisica

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Pertanto contrappone ad una filosofia, la scienza dei positivisti, che ha il suo perno nei concetti di

Corpo / materia / realtà oggettiva / corporeo,

Da cui il positivismo

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Un’altra filosofia che parla invece di spirito, categoria hegeliana, ciò che non è reale, l’astratto; soprattutto si contrappone ciò che è per eccellenza spirito, ossia la coscienza – degli spiritualisti – CONTRO HEGEL

>L’interprete della coscienza sarà sicuramente il soggetto, che si fa portavoce della coscienza

>quindi lo spiritualismo è l’analisi dell’interiorità, della soggettività attraverso la coscienza, non di un ente che permea ed è tutto quanto, la storia

>Pertanto la filosofia spiritualista è quella della coscienza

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Da cui lo spiritualismo

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La contrapposizione tra scienza e coscienza è il nucleo fondante della filosofia bergsoniana

Gabriele D’Annunzio, nazionalista convinto, che propone l’impresa di fiume

Non dicono che sia l’unica conoscenza valida Lui si schiera a favore della Francia, proponendo una filosofia spiritualista, incentrata sulla coscienza, e sull’analisi dell’interiorità

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Non è Hegeliano perché li lo spirito di trasforma, qua invece analizza la realtà; la coscienza è intesa come interiorità (come Cartesio) interiore al soggetto: l’assoluto è la storia che si esprime con delle figure

Opere:

1889 Saggio sui dati immediati della coscienza

1896 Materia e memoria

1906 (publ.1907) L’evoluzione creatrice,

Dove esprime la sua adesione all’intervento francese nella guerra, quindi la Francia diventa la nazione dello spirito, ricordando Hegel (per cui la Francia esprimeva lo spirito, e in particolare Napoleone)

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Saggio sui dati immediati della coscienza

Ricorda immediatamente Cartesio (è il filosofo moderno che teorizza il discorso sulla coscienza, il cogito), coi passaggi del metodo cartesiano, di cui il primo passaggio e l’evidenza, ciò che è immediatamente evidente, quindi con l’evidenza faceva un discorso sulla immediatezza della percezione)

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Nell’opera Bergson parla del coglimento che la coscienza ha in relazione alla realtà.

Per spiegare come fa la coscienza a cogliere la realtà, insieme di dati immediati, lui allora divide tra due modalità di coglimento (della realtà), che si rifanno a due concezioni di tempo:

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>Quella propria della scienza, che coglie [per Bergson] la realtà attraverso una forma detta tempo quantitativo. I positivisti e gli scienziati (i rappresentanti della scienza) dicono che osservano la realtà col tempo quantitativo, ossia un tempo determinato in momenti/ quantificante la realtà, che determino attraverso ore, minuti etc.; ossia attraverso momenti fissi, irripetibili (sequenziale/lineare?)

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La scienza coglie la realtà attraverso momenti distinti l’uno dall’altro (in passato, presente e futuro, che sono quantificabili), quindi attraverso momenti rigidi, fissi, distinti, quantificabili, cronologicamente determinati

Tempo della scienza determinato quantitativamente

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>Quella propria della coscienza, determina la realtà attraverso tempi qualitativi, e nel suo discorso qualitativo, non parla di rigidità: il tempo della coscienza infatti dona una percezione del tempo differente.

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La coscienza coglie la realtà attraverso momenti irripetibili, non determinabili, determinati dal soggetto, astratti (la durata la dona il soggetto)

Tempo della coscienza determinato qualitativamente

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*collegamento all’opera degli orologi molli (di Dalì)

*collegamento a Seneca, (De breviate vitae)

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Per spiegare il rapporto/differenza tra i due tempi, Bergson delle immagini:

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•Per il tempo della scienza, quello della collana di perle (rif. all’opera degli orologi molli)

>Associabile al tempo della scienza/fisica;

>Composta da tante perle tutte staccate tra loro, ossia tanti momenti tutti staccati tra loro:

ogni perla rappresenta un momento, rilevabile senza l’appoggio degli altri, quindi ognuno è un momento staticamente determinato (si hanno passato, presente futuro che si dispongono lungo una linea retta)

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•Per il tempo della coscienza, quella della valanga (o del gomitolo)

Si può dire che il gomitolo è un po’ come la nostra memoria (vedi Materie e memoria, la seconda opera. La nostra memoria (come in Proust) conserva i momenti che ha già vissuto, quindi nella nostra memoria la distinzione tra presente, passato e futuro non esiste, perché i momenti si intrecciano e sovrappongono, (quindi conservo momenti che ho vissuto tanto tempo fa assieme a più recenti) cosa che non può avvenire nel tempo della scienza (che ha distinti tra passato presente e futuro in momenti statici), quindi nella memoria posso conservare momenti passati, e quando si vede quell’immagine è come se il tempo tornasse a ritroso, (si ricorda cosa si è vissuto tempo prima) che pervade la vostra coscienza e vi fa stare bene, quindi e un discorso che si vedrà anche in Freud ma specie anche in leopardi con la rimembranza.

Quella della coscienza assomiglia al gomitolo o alla valanga, perché si accresce di momenti senza dimenticare quello che è stato, quindi non ho una scansione cronologica (di momenti) ma un mantenimento di tutti i momenti, acquisiti dalla mia memoria e che potrebbero riemerge, quindi la memoria è la coscienza che registra tutto ciò che le accade, e il ricordo non è altro che il materializzarsi di una immagine, all’interno della stessa coscienza.

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I ricordi (la materializzazione di un evento vissuto nel passato) sono dati da un elemento esterno, attraverso il quale si materializza un ricordo interno

oppure si usa l’immagine gomitolo.

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//si è appena visti il saggio sui dati mediati della coscienza, dove divide tra il tempo della scienza e coscienza

// e materia e memoria, dove rincara la dose, parlando del discorso della collana di perle e del gomitolo, cercando di parlare del discorso della memoria

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Discorso quindi la legabile al tempo, uso Einstein (contesa/polemica con Bergson), Seneca (de brevitate), Dalì (il suo tempo), il ritratto di Dorian Grey (mantenere la sua bellezza, legato più a Goethe), Leopardi, la poetica del fanciullino di pascoli, per spiegar rapporto tra memoria e la realtà, detto il discorso del cono rovesciato (non c’è nel libro), attraversa una forma, la percezione

Discorso approfondibile qui

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Per spiegare il rapporto esistente, attraverso la forma della percezione, tra realtà/oggetto e memoria/soggetto (non c’è nel libro), usa l’immagine del cono rovesciato, dove

>dove il quadrato è la realtà: 

>il cono rovesciato rappresenta la coscienza/ il soggetto

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La memoria è

>la capacita della coscienza di conservare il tempo qualitativo,

>la parte prima del cono, che nella sua interezza rappresenta la coscienza

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Il punto iniziale della coscienza (la punta del cono) rappresenta la memoria, perché la coscienza quando percepisce la realtà immagazzinando nella memoria: quindi la punta del cono è la memoria, che più si allontana dalla realtà, più si allarga, si ingrossa (è ricordo, che non è la memoria): la percezione si dilata, perché ho più ricordi

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All’inizio quindi colgo la realtà, dilatandosi, la memoria costruisce il soggetto (noi infatti possiamo definirci come l’insieme di quello che viviamo, il risultato di quello che abbiamo vissuto, la totalità dei nostri ricordi):

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La nostra identità si costruisce non solo sul rapporto di quello che siamo (vediamo) oggi, ma siamo anche il risultato di quanto colto nel passato

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Il punto di contatto è il punto più piccolo del cono perché tocca la realtà; la coscienza “tocca” la realtà attraverso la memoria, che agisce come coglimento della realtà    *rif agli stoici

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*orologi molli, il vero titolo è la persistenza della memoria, diventa il persistere di stati a livello di memoria

Approfondimento sul saggio sui dati immediati della coscienza

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Il concetto chiave che sta alla base dell’opera è quello di durata reale,

Il nome del saggio è dovuto al fatto che per Bergson la coscienza non è identificabile come rapporto soggetto/oggetto, in senso kantiano o comunque del razionalismo moderno

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La coscienza

è identificabile coi concetti di tempo autentico, durata reale e vita della coscienza

è un ripiegamento nella propria interiorità, in cui racchiude una serie di stati, che sono in continuo divenire, che sono in continuità tra loro come un flusso continuo nel quale passato e presente si compenetrano, nel quale il nostro io “dura”

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Bergson nel testo analizza due elementi relativi al tempo:

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quello identificato dalla scienza, ossia il tempo quantificato, riproposto da una successione di istanti tutti uguali tra loro

per la scienza il tempo è fatto da una serie di istanti collegati tra loro, ma nella loro determinazione spazio-temporale sono immobili,

nella scienza associo ad ogni spazio un tempo, quindi equiparo tempo e spazio, per lo meno uso uno spazio, una determinazione misurabile quantitativamente per identificare un tempo ben definito (che misuro con l’orologio)

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quello della coscienza, che ha una dimensione dinamica

non posso associare alla coscienza degli spazi determinabili quantitativamente

la coscienza è un fluire continuo, che si definisce attraverso degli stati, che perdurano in una dimensione che definisce la memoria, discorso sviluppato da non associare alla dialettica hegeliana (dove c’è un discorso circolare), corrispondendo ad una serie di elementi fluidi che si compenetrano tra loro, che si trasformano, che rimangono nella mia coscienza e che ritornano

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Il discorso della memoria in B è importante perché permette di dare un senso al nostro vissuto, considerando le nostre menti non come scatole vuote da riempire e svuotare, ma si deve arricchire conservando i vecchi ricordi

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Nietzsche dice che gli smemorati sono quelli che stanno meglio perché non hanno il senso dei loro errori

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la memoria proposta è una novità concettuale per il tempo, legata alla conservazione del passato, che si gonfia come un gomitolo di lana (“si gonfia di continuo e fa valanga su sé stesso”)

Il tentativo di sviluppare questo discorso di flusso della coscienza (by Joyce) è un tentativo riproposto da Marcel Proust (ascoltando le sue lezioni e la sua opera propone ne “La ricerca del tempo perduto” una memoria sensoriale e involontaria, proponendo un episodio particolare:

Un giovane mangiando un dolce scatena un flusso di ricordi vissuti nella vita precedente

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