Il disastro di Chernobyl, 35 anni fa

La cittadina ucraina divenne nel giro di poco famosa in tutto il mondo a causa del grave incidente nucleare occorso nella centrale elettronucleare, data da due esplosioni ravvicinate provocando la morte immediata di 31 persone, lo scoperchiamento del reattore stesso liberando delle nubi radioattiva che investirono in breve tempo la Scandinavia, l’Europa Orientale, parte di quella occidentale e meridionale, porzioni della costa orientale del Nord America

La fusione nel nocciolo – o meltdown nucleare – fu il risultato di un errato test di sicurezza sul reattore nucleare RBMK, in cui si provavano soluzioni per lasciare raffreddato il reattore durante un eventuale black-out per il tempo necessario a collegare l’alimentazione d’emergenza alle pompe d’acqua.

Chernobyl si trova in territorio ucraino, 80 chilometri a nord dalla capitale Kiev vicino al confine con la Bielorussia. La costruzione dei quattro reattori che compongono il complesso fu completata nei primi anni ’80; quando i reattori cominciarono ad essere operativi vennero a galla alcuni problemi e il sito fu oggetto di indagini da parte del KGB che investigò su supposti difetti strutturali del progetto e su possibili carenze di costruzione ma nessuno rese pubblici gli incidenti precedentemente occorsi e così nel 1983 anche il reattore numero 4 divenne operativo.

Il 25 aprile 1986 il personale del reattore numero 4 iniziò a un test per verificare se le turbine erano in grado di far funzionare il sistema di raffreddamento nel reattore che non potendo essere spento venne isolato. I tecnici notturni ridussero ulteriormente la potenza del reattore e disattivarono il sistema di emergenza per evitare interruzioni nel test ma il nocciolo del reattore cominciò a surriscaldarsi e nonostante questo i tecnici continuarono finché per una serie di errori ed omissioni procedurali ci fu una violenta impennata di potenza che disintegrò le barre di alimentazione di uranio.

 Le tubature dell’alimentazione esplosero; la potenza delle esplosioni aveva fatto saltare in aria lo schermo di protezione del reattore e l’incendio che seguì distrusse il tetto in catrame del reattore; i reattori di Chernobyl non erano protetti da strutture di contenimento quindi il reattore così esposto rilasciò massiccia quantità di materiali radioattivi nell’atmosfera.

All’interno del reattore il nocciolo era ormai fuso ma non spento; Mosca non diede la notizia ufficialmente arrivò in occidente solo grazie a un radioamatore e alle stazioni di controllo esterni, nel frattempo giunsero in loco l’esercito e la protezione civile e dei coraggiosi volontari entrarono nel sito dell’esplosione per valutare i danni.

La comunità internazionale cominciò a pretendere di sapere cos’era successo e che misura erano state adottate per contenere le radiazioni; per arrestare l’emorragia di radiazioni vennero impiegati elicotteri che attraverso il buco nel tetto scaricarono sabbia piombo e carburo di boro che alla fine il reattore fu ricoperto la cittadina di Pripyat che ospitava i lavoratori costruttori della centrale era situata a soli 3 km dall’esplosione ma nonostante questo venne evacuata solo dopo 36 ore insieme a coloro che vivevano in un raggio di 35 chilometri dalla centrale

il pulviscolo radioattivo scaturito dall incidente poi classificato come catastrofico con il livello 7 nel giro di dieci giorni si depositò su tutta l’Europa settentrionale; per arginare questo pericolo al di fuori del territorio sovietico furono adottate precauzioni molto rigide. Il 9 maggio ci fu una nuova esplosione e si sprigionò una nuova nube radioattiva che deposito materiale di fissione nel raggio di 35 chilometri; si riuscì però in tempi rapidi a realizzare un sarcofago in cemento per sigillare il reattore e impedire nuove fuoriuscite. Le responsabilità furono addossate al direttore dell’impianto e dai tecnici che avevano eseguito il test che vennero processati e condannati; le conseguenze sono tuttora visibili e le vittime sono state moltissime soprattutto tra i bambini

Chernobyl, le conseguenze

Grazie allo spopolamento della zona, nel tempo il luogo è progressivamente andato a cambiare: si è reimposta la fauna tipica, addirittura con la reintroduzione del bisonte europeo, effettuata con successo, ma anche lupi e orsi bruni.

Negli ultimi anni, complice la mini serie televisiva della HBO, Chernobyl, il posto è divenuto una meta turistica di successo: nel 2018 l’hanno visitata circa 60mila persone; nel 2019 invece 120mila persone.

Il governo ucraino il 25 aprile 2021 avvia le pratiche per il riconoscimento del sito da parte dell’Unesco come patrimonio dell’umanità

“”Inserire la centrale e la zona che la circonda nell’elenco dei siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco è un primo e importante passo per rendere questo posto una destinazione di interesse per tutti davvero unica”, ha dichiarato il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko.”

L’obiettivo del governo è di decretare la zona un’attrazione turistica, per ridare vita nuova e fermare il fenomeno del dark tourism, il turismo macabro alimentato dalla corruzione

Cosa è rimasto di Chernobyl dopo tutto questo tempo?

L’istituto superiore di sanità da tempo si è occupata della vicenda, che ha colpito il Bel Paese, ripubblicando alcuni studi conclusivi in merito, con tanto di sintesi italiana e inglese. Fortunatamente sembra che tra i figli dei sopravvissuti alle radiazioni non ci siano eccessi di mutazioni.

Tra le curiosità di Chernobyl ì, sapevi che…

… Vi è un ponte ferroviario ribattezzato “della morte”

… I turni dei liquidatori erano di 40 secondi

… vi sono stati diversi episodi di sciacallaggio radioattivo?

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