Apollonio rodio

 Apollonio Rodio

Vita

Nasce ad Alessandria tra il 300 e il 295 a.C. Fu discepolo di Callimaco, divenne direttore della biblioteca tra il 265 e il 245, e cominciò a scrivere le Argonautiche. Dopo il 245 si trasferì a Rodi, presumibilmente per la sua rivalità con Eratostene, la scarsa simpatia che provava per lui Berenice e la presunta inimicizia con Callimaco. Vi morì nel 215.

Le Argonautiche

Unico poema dai tempi di Omero ad esserci giunto integro. Racconta la vicenda della conquista del Vello d’Oro in 4 libri, e si pensa che ne furono scritte due redazioni.

Contenuto

La vicenda inizia con Pelia che incarica il nipote Giasone di andare a recuperare il Vello nella Colchide. Viene approntata una compagnia di eroi (tra i quali Polifemo, Telamone, Peleo, Eracle e il suo amante Ila, Orfeo, Castore e Polluce, Acasto ecc.) e la nave Argo, costruita con l’aiuto di Atena. La prima tappa è l’isola di Lemno, abitata da sole donne dopo che hanno ucciso tutti gli uomini per gelosia. Approdano poi nella costa dei Dolioni, da cui sono accolti benevolmente, e alla ripartenza vengono spinti indietro: nel buio della notte, Dolioni e Argonauti si scambiano per nemici e combattono. Dopo la disperazione per essersi resi conto di ciò che hanno fatto, ripartono e si recano in Misia. Li Eracle va a cercare un tronco per costruire un remo, e Ila viene rapito da una nifa. L’eroe si attarda a cercarlo, accompagnato da Polifemo, e gli argonauti li lasciano a terra. Nel secondo libro, dopo essersi scontrati con delle Arpie nel Bosforo, giungono alle Simplegadi, dove le rocce mobili impediscono il passaggio; interviene allora Atena che trascina la nave e le permette di superare il passo incolume. Apollonio aprofitta anche del transito degli eroi nella terra delle Amazzoni per descrivere usi e costumi dei popoli limitrofi. Alla fine giungono alla foce del Fasi, e risalendono giungono al bosco sacro ad Ares in cui risiede il drago che protegge il Vello. All’ inizio del libro III gli Era ed Atena convincono Afrodite a inviare Eros da Medea, per farla innamorare di Giasone. Dopo avergli promesso un giocattolo, il piccolo dio si mette in viaggio. Gli eroi, ormai giunti nella Colchide, provano un approccio diplomatico: vanno dal re Eeta per negoziare e viene allestito un banchetto. In questa occasione Eros trafigge Medea, che si innamora di Giasone. Eeta sottopone Giasone a delle prove: arare un campo con i buoi di bronzo, seminarvi denti di drago e sconfiggere l’esercito che genereranno. Gli eroi decidono di chiedere l’aiuto di Medea. Lei comincia a sognare, immaginando di disobbedire ai suoi genitori e seguire l’amato; al suo risveglio è incerta tra l’aidòs (pudore) e l’imeros (desiderio erotico). Si confida con la sorella Calciope, che le consiglia di aiutare Giasone. La ragazza allora è presa dalla disperazione e quasi si uccide, ma alla fine prevale l’attaccamento alla vita e decide di consegnare il filtro magico che serve all’eroe. Giasone promette di prenderla in sposa, e grazie al filtro riesce a superare le prove. Di notte Medea fugge, e decide di seguire gli argonauti. Si recano dal drago, che viene addormentato dalla ragazza, prendono il Vello e salpano. Vengono raggiunti però da Apsirto, fratello di Medea, che vuole trattare per riprendersi la sorella. Medea allora lo attira con inganno e lo fa uccidere a tradimento da Giasone. Zeus, adirato, decide che i due si devono purificare da Circe, modificando così la rotta di ritorno. La maga, zia di Medea, acconsente, ma poi li caccia immediatamente da casa sua. Gli argonauti giungono in Sicilia, affrontando le sirene e Scilla e Cariddi, dove vengono raggiunti nuovamente dai colchi. Alcinoo decide che se Medea si dovesse scoprire vergine allora verrà riportata a casa. Per evitarlo, Giasone e Medea consumano il matrimonio e ripartono dopo sette giorni. Superata Creta, la nave viene inglobata da un’oscurità fitta e impenetrabile, e allora Giasone chiede disperatamente aiuto ad Apollo, che interviene col suo arco dorato. Dopo quest’ultima peripezia riescono a tornare a casa senza ulteriori difficoltà.

L’argomento e le caratteristiche dell’opera

Il viaggio della nave Argo era già conosciuto ai tempi di Omero, che lo cita nell’Odissea. Compare anche in Esiodo e in diversi poemi ciclici, oltre che, ovviamente, nella Medea di Euripide. L’opera fu fraintesa criticamente e non venne apprezzata, perché, nonostante fosse un poema epico, non aveva di fatto i caratteri dell’epos. Tuttavia Apollonio Rodio aveva deliberatamente cercato di adattare il genere ai suoi tempi, anche in virtù delle critiche di Callimaco. La lunghezza del poema è pari a quella di una tetralogia tragica, la lunghezza ideale per Aristotele. L’opera inoltre mira alla creazione di uno statuto anti-eroico, rielaborando tutti gli elementi culturali a disposizione per creare qualcosa di innovativo.

La modernità dell’opera

Apollonio Rodio scrive l’opera in un formato libresco, destinato esclusivamente alla lettura, e perciò rifugge lo stile formulare omerico. Prende molta ispirazione da Callimaco, inserendo dei piccoli epilli e facendo sfoggio della sua erudizione mediante diverse digressioni ed episodi autonomi. Anche l’introduzione dell’eros è una cosa assolutamente innovativa per il genere. Vi sono inoltre analessi, prolessi, rimandi interni e una nuova gestione dei tempi del racconto: infatti vi sono diversi excursus eziologici che rimandano all’attualità, facendo del mito un evento passato che ha lasciato tracce nel presente.

L’anti-eroismo e Giasone

Mancano delle vere figure eroiche, con Eracle che abbandona l’impresa, e i viaggiatori che cadono spesso nell’amekanìa, non sapendo cosa fare e dipendendo dalle divinità. Più di tutti Giasone: si dimostra irresoluto, privo di motivazioni, cinico e opportunista, e pensa solo al nòstos, il ritorno a casa.

Lo spazio e il tema del viaggio

Il viaggio degli eroi li conduce verso uno spazio diverso ed esotico, con popoli dai costumi e schemi morali “assurdi”. Passando le Simplegadi gli eroi accedono ad una realtà “alternativa”. Tuttavia la loro vera meta non è altro che il ritorno a Pagase; ciò fa emergere l’inutilità della vicenda, col desiderio collettivo di tornare a casa il prima possibile. Tuttavia il vòstos risulta problematico, a causa del suo itinerario contorto e delle difficoltà.

Il tema dell’amore e Medea

La vicenda di Medea è la più esemplificativa dell’opposizione amore/guerra. Medea è una ragazza alle prese col primo amore, che vive il contrasto tra pudore e desiderio, che genera un tormentato percorso interiore, rappresentato il un monologo; si ha per la prima volta nell’epica una proiezione introspettiva, che permette di vivere da dentro Medea stessa la vicenda. La maga rientra nel topos della donna destinata ad essere abbandonata, quindi alla sofferenza e all’ingratitudine, nonostante lei stessa si rifiuti di condividere lo stesso destino che era toccato ad Arianna.  Così Medea subisce un’evoluzione che la porta a diventare decisa e spietata. Per narrare questa vicenda interiore Apollonio adotta il punto di vista del personaggio, identificandosi con i suoi sentimenti e arrivando anche ad anticipare teorie psicanalitiche. Già nel IV libro Medea assume delle connotazioni pre-euripidee, con la sua aggressività che costituisce la forma rovesciata della sua carica erotica.

Concezione degli dei

Le figure divine vengono smitizzate e quotidianizzate; non hanno nulla di sublime o particolari codici morali, ma anzi sono egoiste e pronte al tradimento. Anche se l’aiuto degli dei è essenziale per gli eroi, loro non dimostrano una vera fede, eseguendo riti e omaggi più per ossequio alla tradizione. D’altro canto anche gli dei hanno perso interesse, e intervengono senza nessun coinvolgimento emotivo.

Lingua e stile

Apollonio fa uso massiccio di descrizioni ed ekphrasis, integrando similitudini che aderiscono strettamente al contesto e la tecnica dello “scorcio” che evita ripetizioni inutili. Usa la lingua tradizionale dell’epos, ma varia le clausole omeriche modificandole leggermente ogni volta; aggiunge vari neologismi, parole rare e ricercatezze lessicali, riutilizzando anche il linguaggio tragico e storiografico.