Aristofane

Aristofane

Vita

Nasce ad Atene attorno al 445 a.C. Sappiamo ben poco della sua vita: non ricoprì cariche pubbliche, ma fu citato in tribunale da Cleone per essere stato attaccato in presenza di stranieri. Fece presentare le ultime commedie attorno al 385 dal figlio e presumibilmente morì poco dopo.

Acarnesi

Trama

Il contadino Diceopoli, stanco di vedere i raccolti distrutti dalla guerra, decide di sollecitare la pace con Sparta, ma non riuscendo a convincere l’assemblea, decide di stipulare una pace separata. L’iniziativa viene scoperto dal coro degli Acarnesi, che accusa Diceopoli di tradimento. Il contadino allora si fa prestare da Euripide i cenci di Telefo e dimostra che la guerra è nata per futili motivi. Il coro allora si divide in due fazioni, una pacifista e una interventista che sostiene lo stratega Lamaco (personaggio reale), che viene rappresentato in modo grottesco. Nella parabasi vi è un attacco a Cleone e dopo Diceopoli apre un grande mercato libero, dove diffonde la pace mentre Lamaco viene chiamato in guerra. Alla fine Lamaco cade in un fosso ridicolizzandosi, e Diceopoli viene accompagnato alla festa dei Boccali da due belle ragazze.

La struttura e la comicità

Aristofane delinea in questa commedia il suo schema tipico: una situazione problematica, seguita da un’idea ingegnosa e surreale dell’eroe e il successo della sua iniziativa. Aristofane basa la sua comicità sulla creatività delle situazioni, l’inventiva lessicale e gli attacchi politici.

Cavalieri

Trama

Due servi del vecchio Demos (popolo ateniese) si lamentano del Paflagone (Cleone), che col suo comportamento adulatore si è accattivato le sue simpatie. Per contrastarlo consultano l’oracolo, e apprendono che hanno bisogno del Salsicciaio, ignorante e cinico; quest’ultimo ha l’appoggio dei Cavalieri che costituiscono il coro. Alla fine il Salsicciaio la spunta e fa ringiovanire Demos, a cui viene donata Tregua, simbolo della tregua trentennale; Paflagone, sconfitto, viene costretto a prendere il ruolo del Salsicciaio.

L’attacco a Cleone, l’assenza dell’eroe positivo e le metamorfosi

All’epoca Cleone era riuscito ad ottenere potenza e popolarità, facendo sfumare le possibilità di pace. Per questo Aristofane lo attacca durissimamente, mostrando la sua bassezza morale e prepotenza. La commedia si stacca quindi dal consueto schema aristofaniano, diventando un agòn continuo. Manca un’eroe positivo: il Paflagone e il Salsicciaio sono l’alter ego l’uno dell’altro; tuttavia alla fine il Salsicciao ha un cambiamento, mostrandosi un consigliere prezioso ringiovanendo Demos, che rinnega il suo precedente comportamento e viene reso saggio.

Nuvole

Trama

Il contadino Strepsiade e perseguitato dai creditori del figlio Fidippide. Il contadino lo manda allora a studiare al Pensatoio di Socrate, per poter imparare come raggirare i creditori. Vista la riluttanza del giovane allora Strepsiade stesso si reca dal filosofo, rappresentato sospeso su una cesta e accompagnato dal coro delle Nuvole, che hanno preso il posto degli dei. Strepsiade però non riesce a capire nulla e viene cacciato. Fidippide decide di andare e assiste al dibattito tra Discorso Migliore e Discorso Peggiore e la vittoria di quest’ultimo. Imparata la lezione riesce a mandare via i creditori e sottomette anche il padre, che, resosi conto dell’errore compiuto, incendia il Pensatoio.

L’agòn sull’educazione, la figura di Socrate e il coro

Questo agone, che rappresenta la tecnica sofista, esprime un disorientamento ideologico, nonché l’incapacità di Aristofane di aderire ad uno dei due modelli proposti, uno troppo rigido e l’altro troppo spregiudicato. Socrate viene mostrato come un cialtrone, ambiguamente laico e religioso al tempo stesso. La sua figura viene distorta e riempita di empietà; viene anche accomunata ai sofisti nel momento in cui chiede del denaro per i suoi insegnamenti. Anche il coro rappresenta la cultura sofistica, vuota e inutile; il suo ruolo è contraddittorio, in quanto legato al nuovo pensiero religioso meteorologico e cosmologico del Socrate aristofanesco e alle divinità tradizionali.

Vespe

Trama

Filocleone è un vecchio con la mania dei processi, e il figlio Bdelicleone decide di rinchiuderlo in casa. Il vecchio cerca di fuggire di casa finchè entra il coro, un gruppo di giudici vestiti da vespe. Bdelicleone riesce a convincere tutti dell’inutilità dei processi di Atene e della strumentalizzazione alla quale essi sono sottoposti; tuttavia la sete di giudizi è ancora forte, e così organizza un processo in casa, dove l’imputato, il cane Labete, è accusato di aver rubato un pezzo di formaggio. Con uno stratagemma Bdelicleone lo fa assolvere e la vicenda si risolve con un grande banchetto.

La satira politica e la figura di Filocleone

Aristofane colpisce i giudici popolari, il cui compenso era stato alzato da Cleone da uno a tre oboli. Ad Atene c’erano ben 6000 giudici, ed erano perlopiù anziani astiosi e mossi dal rancore personale e dal desiderio di soldi. Filocleone rappresenta questa categoria, e si dimostra contento di poter essere riverito ed adulato, ma il figlio gli fa capire quanto la sua paga sia misera e come i giudici siano caduti nella trappola di Cleone. Alla fine Filocleone ha una metamorfosi, decidendo di non fare più il giudice e assumendo un comportamento decisamente opposto a quello di un magistrato

Pace

Trama

Il contadino Trigeo, stanco delle guerre, decide di raggiungere l’Olimpo a bordo di uno scarabeo per pregare gli dei di far finire i conflitti. Una volta arrivato Hermes lo informa che gli dei se ne sono andati, lasciando la sorte in mano a Polemos, che ha rinchiuso Eirene (personificazione pace) in una grotta e cerca dei pestelli, in particolare Cleone e Brasida che sono morti in battaglia, per pestare le città greche. Trigeo ne approfitta e libera Eirene assieme a Teoria e Opora, simboli di abbondanza e gioia della pace. Trigeo sposa quest’ultima e tutti si godono la pace.

Uccelli

Trama

Pistetero ed Elvepide, disgustati dalla mania dei processi ateniese decidono di fondare una nuova città tra cielo e terra con l’aiuto degli uccelli. Diffusasi la notizia arrivano vari aspiranti cittadini appartenenti alle peggiori categorie ateniesi, che vengono prontamente scacciati; viene scacciata anche Iride, messaggera di Zeus. Arriva Prometeo, che avverte che la città impedisce al fumo dei sacrifici di salire verso gli dei, che manderanno un’ambasciata per discutere la pace. Arrivano Poseidone, che si dimostra chiuso ad ogni trattativa, Eracle, attratto più da un arrosto di uccelli che dalla pace, e Triballo, che parla in una lingua incomprensibile. Infine si decide che gli uccelli diverranno nuove divinità e che Pistetero sposerà Basilera, la regalità.

L’utopia, la valenza politica, il mondo degli uccelli e la svalutazione divina

Con questa commedia Aristofane vuole rifugiarsi nell’utopia per sfuggire alle violenze della guerra; vi è comunque la critica politica alla burocrazia eccessiva e all’apparato giudiziario invadente, che distruggono la democrazia. Pistetero si sente oggetto dell’attività politica, e quindi fonda la città, contrapponendo l’aereo al mondo umano, violento e ingiusto. Nel mondo degli uccelli vi è permissività totale e abolizione di tutti i tabù, anche se comunque gli oppositori vengono mandati a morte. Gli dei vengono rappresentati in maniera quasi blasfema come esseri che devono chiedere pietà per sopravvivere.

Tesmoforiazuse

Trama

Euripide, avendo rappresentato i vizi e le debolezze delle donne, teme che queste, riunite per le Tesmoforie, possano organizzare una vendetta. Col cognato Mesiloco si reca dall’effemminato poeta Agatone per chiedergli di infiltrarsi tra le donne per difenderlo, ma rifiuta. Ci si reca allora Mnesiloco, che viene scoperto e per tentare la fuga rapisce la figlia di una delle donne, che si rivela però essere un otre di vino. Arriva Euripide ad aiutarlo, e, interpretando dei personaggi femminili delle sue tragedie, riesce a ottenere il permesso di liberare il cognato, non prima però di distrarre con una procace danza l’arciere sciita che lo stava sorvegliando.

I bersagli di Aristofane

Aristofane vuole colpire sia i poeti che le donne con questa tragedia; infatti parodizza Euripide usando i suoi stessi versi e facendogli interpretare con una resa positiva i suoi personaggi femminili; Aristofane d’altro canto si dimostra più misogino del suo Euripide, in quanto da un immagine piuttosto negativa delle donne, che si auto-elogiano nella parabasi, ricorrendo a qualche artificio sofistico.

Rane

Trama

Dioniso decide, dopo la morte di Sofocle, di recarsi nell’Ade per riprendere Euripide e salvare la tragedia dal declino. Travestitosi da Eracle si mette in viaggio col servo Xantia, al quale affida i panni dell’eroe ogniqualvolta incontrino un avversario. Alla fine i due trovano Euripide intento a contendersi il trono tragico con Eschilo: i due fanno del dio il giudice della gara e si misurano. I versi dei due vengono poi messi a confronto su una bilancia, che decreta la vittoria di Eschilo. Dioniso, ancora incerto, chiede ai due un consiglio per salvare Atene dal declino. Eschilo individua nelle navi le migliori risorse e Dioniso decreta la sua vittoria, riportandolo sulla terra.

Il coro e l’agone

Il nome della commedia è dato dal coro secondario che compare brevemente; il coro principale è composto dagli iniziati dei riti eleusini, che rappresentano la redenzione di Atene. La sfida tra i due poeti è lunga e dettagliata, e in essa i due poeti si contestano l’un l’altro: Euripide rimprovera ad Eschilo la staticità dei personaggi e il linguaggio troppo solenne, mentre Eschilo invece attacca le vicende troppo scabrose e banali e l’assenza del ruolo civile del poeta tragico.

 

Mondo concettuale e drammaturgia

L’eroe comico

L’eroe è stralunato e paradossale, e va a scegliere di emarginarsi dal mondo deteriore che lo circonda per distruggere le cause della degradazione. Con l’assoluta fiducia nella validità delle proprie azioni riesce a vincere, ottenendo benefici anche per la collettività; per poter ottenere tale effetto spesso si aliena nell’utopia, fondendo realtà e fantasia.

L’impegno e gli attacchi politici

Nella commedia antica vi erano sia l’elemento politico che quello liberatorio della risata. In Aristofane l’attualità di Atene è sempre al centro; i suoi attacchi sono rivolti specialmente al demagogo Cleone. Aristofane poteva definirsi un conservatore specie per i numerosi rimandi ai modelli antichi; il suo pacifismo sembra essere una scelta finalizzata a contrastare Cleone più che essere filospartana. Le sue opere tuttavia non ebbero mai un vero effetto sulle scelte politiche della popolazione.

La figura delle donne, gli elementi comici e l’assenza dell’analisi psicologica

Le donne vengono rappresentate come audaci e spregiudicate, trasformate in elementi vitali per la polis; tuttavia questa rappresentazione era il completo opposto della realtà, in quanto le donne, specialmente ad Atene, erano estremamente marginali; tuttavia Aristofane non risparmia critich nemmeno al pubblico maschile. La comicità delle scene è data dal linguaggio pirotecnico e dalle situazioni dipinte, che riprendono anche quelle tipiche del repertorio comico. Aristofane inoltre, dato che non si cura della verosimiglianza, non conduce nemmeno un’analisi psicologica, facendo prevalere la caratterizzazione a grandi linee e la deformazione parodistica.

L’ultimo Aristofane

Nelle sue ultime commedie Aristofane prima ridimensiona il coro e fa sparire la parabasi, per poi eliminare il coro del tutto; inolte sparisce la satira politica a causa del regime tirannico. Così si avvia verso la commedia nuova e la sua satira di costume.

Lingua e stile

Abbondano giochi di parole, storpiature e anche turpiloquio. Si trovano primi esempi di grammelot, il mettere insieme parole e fonemi casualmente per scimmiottare una lingua straniera. Vengono usate anche le onomatopee e parodie dei cori lirici e tragici, in particolare di Euripide.