Nobel: che fine stanno facendo?

U Ricevere il premio nobel dovrebbe dare una grande soddisfazione personale, essendo conferito per i alti meriti nei vari ambiti. Ad esempio della scienza, della pace, della medicina, dell’economia ed altri. Ma, guardando meglio alcuni motivi per cui sono stati conferiti alcuni nobel, può sorgere qualche dubbio

Stati Uniti

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Partiamo da Barack Obama, il celebre politico statunitense, 44º presidente degli USA. Nel 2009 ha ricevuto il prestigioso premio nobel per la pace. Il 4 giungo del 2009, Il presidente fece il primo discorso, il che fu un successo, poichè grazie a quello venne scelto per il premio Nobel. In particolare disse:

“Negli ultimi tempi la tensione ( con i musulmani) è stata incentivata dal colonialismo che nega diritti e opportunità a molti musulmani, e dalla Guerra Fredda in cui i Paesi a maggioranza musulmana erano fin troppo spesso trattati come vassalli senza rispetto per le loro aspirazioni… Gli estremisti violenti hanno sfruttato queste tensioni presso una piccola ma potente minoranza di musulmani”

Invece, il discorso all’Onu, recitava:

Dobbiamo insistere affinché tutte le parti coinvolte (Medio Oriente) riconoscano una comune umanità e le nazioni mettano fine alle guerre per procura che alimentano il disordine».

Il terrorismo islamico è sovvenzionato dagli stati del golfo persico, dimostrato da studi come Council on Foreign Relations e Brookings Institution. Bisognerebbe dare una spiegazione sui 165 miliardi di dollari approvate, il doppio del presidente precedente. Oppure i 62 miliardi di dollari di ordigni per l’Arabia Saudita, la più notevole vendita singola di armi ad uno stato da parte degli USA.

Non si parla neanche di tutti gli zampini commessi durante il mandato, come la Libia ( 2011 ).  Afghanistan con il record di morti civili ( 1601 ). Yemen con i servizi di intelligence militare per aiutare la coalizione dell’Arabia con 10 mila morti. Pakistan con i droni 2500 persone hanno perso la vita. Turchia con la Nato per proteggere il confine se aveva problemi con la Russia. Ucraina con il tentativo di rovesciare il governo di Yanukovich. Palestina e Israele dove nonostante i problemi già esistenti, non si conclude niente.

Ecomonia liberale

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Il premio nobel per l’economia purtroppo non sempre si rivela bilanciato e corretto sotto il punto di vista del merito. Il premio ha un’influenza sulla ricerca economica e, di conseguenza, sulla politica economica e la spinge verso una particolare visione del mondo: quella neoliberista. Detto da due studiosi – storici dell’economia – Avner Offer (Università di Oxford) e Gabriel Söderberg (Università di Uppsala), in un libro intitolato The Nobel Factor e raccontato sul Nouvel Observateur.

Semplicemente da quando è stato istituito, il premio si rivolge a legittimare la crescita delle idee neoliberisti degli anni ’70 e ’80, sostituendo il modello social-democratico con quello del mercato libero, dando spazio al Washington Consensus, regalando sorrisi a Margaret Thatcher e Ronald Reagan e soprattutto alla scuola di Chicago. Nonostante si possa pensare che il modello economico svedese non è liberista, bisogna considerare altri fattori. Infatti si deve tenere a mente la direzione del governo, e quella della Banca di Svezia. Il governatore della banca cercò di constrastare le politiche economiche governative.

Il premio nasce da questa lotta. Quindi si cercava aumentare il prestigio della banca e propagare le idee “giuste”. La composizione della giuria è fatta di economisti in larga parte di centrodestra e guidata per 25 anni da Assar Linbeck, economista di profonde convinzioni liberiste. Dunque, i concetti erano sempre: privatizzazioni, austerità, libertà dei movimenti di capitale, libero scambio, indipendenza delle banche centrali.

Anche la lista dei vincitori ne risente. Il 37% dei riconoscimenti è finito a rappresentanti della scuola di Chicago. Tuttavia esitono eccezioni, come Joseph Stiglitz nel 2001 e Paul Krugman nel 2008. Su 76 premiati 28 sono della scuola di Chicago, l’80% è americano, solo il 7% non è occidentale. Una donna premiata: Elinor Ostrom, nel 2009.

Colombia

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Juan Manuel Santos Calderón, è un politico, giornalista ed economista colombiano, Presidente della Colombia in carica dal 7 agosto 2010. Ha vinto il premio nobel per la pace recentemente, per i suoi sforzi per porre fine al conflitto civile tra le forze governative e le Farc, durato 50 anni.

Studiò Economia e commercio negli Stati Uniti, ottenendo varie lauree honoris causa da Harvard. Tornato in Colombia si iscrisse all’Ordine dei Produttori di Caffè Colombiani (1972) e  assunse la vicedirezione de El Tiempo. Dopo entra nella scena politica nel 1991 come senatore ricoprendo vari ruoli nei vari ministeri.

Nel corso della sua lunga carriera politica, è stato ministro del commercio con il Presidente Gaviria, e ministro dell’economia con il Presidente Andres Pastrana Arango. A partire dal 2002 Santos fu uno dei creatori del Partito sociale di unità nazionale di centrodestra.

Fu nominato ministro della difesa durante il secondo governo del Presidente Alvaro Uribe, nel 2006. Durante questo periodo fu l’artefice dei peggiori colpi all’organizzazione rivoluzionaria FARC. Si ricordano l’operazione Fenix nella quale fu ucciso il comandante Raul Reyes, e l’operazione scacco, nella quale fu liberata Ingrid Betancourt.

Tra il 1994 e 2009, secondo alcune ong, le esecuzioni extragiudiziali furono 3.756, di cui oltre tremila dopo il 2002. Santos nel 2008 ammise l’esistenza di tali esecuzioni, promettendo di risolvere il problema. Ventisette funzionari militari furono licenziati e il comandante in capo dell’esercito, il generale Mario Montoya, si dimise. Nel 2009 i soldati condannati furono 67 e altri 400 furono arrestati.

Juan si dimise da ministro della difesa nel maggio 2009. Quando la Corte costituzionale vietò la partecipazione di Uribe alla campagna per il mandato, Santos lanciò la sua candidatura. Sconfisse l’avversario nella seconda tornata elettorale.

Altra pace

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Nel 1973 ebbe il Nobel per il mantenimento della Pace nientemeno che Henry Kissinger. Come segretario di Stato di Richard Nixon, aveva lavorato all’accordo per la pace in Vietnam raggiunto a Parigi. Con lui fu designato anche Le Duc Tho, responsabile politico dell’insurrezione comunista vietnamita, che però (caso unico nei 115 anni di storia del premio) rifiutò il riconoscimento. Purtroppo gli americani rimasero in Vietnam altri due anni, che furono due anni di guerra. E purtroppo per i cileni, il premio Nobel Kissinger in quello stesso 1973, come dimostrato dai documenti desecretati poco tempo fa della Cia, si diede molto da fare per favorire il golpe del generale Pinochet in Cile. Nel 1978 lo vinsero Menachem Begin e Anwar al-Sadat, nel 1953 il generale George Marshall (l’ideatore del Piano Marshall). Nel 1919 il presidente Woodrow Wilson, nel 1906 il presidente Theodore Roosevelt.